P.P-P.4.2 (Plastic Play-Pen 4.2) – un esperimento tra il dentro e il fuori

Di e con: Olivia Giovannini
Concezione packaging: Daniela Cecchi e Angela Castellano
Realizzazione packaging: Angela Castellano
Assistenza: Davide Francesca

 
Video

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Photo
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P.P-P. 4.2 è un gioco urbano che muta e si evolve a seconda dei contesti d’azione.
 
Un individuo è fermo in un qualsiasi luogo – o non luogo – di transito: una stazione, un museo, una sala d’attesa, un supermercato, una strada.
L’individuo indossa un soprabito di plastica e delle cuffiette ed è immobile.
Sul retro del soprabito egli mostra ai passanti un iPod, delle istruzioni per l’uso e degli auricolari.
Il suono è la sua necessità.
 
P.P-P. 4.2 è una distrazione durante il passaggio: la serendipity, ossia trovare per caso una cosa mentre se ne cerca un’altra, è un evento che ha come scenario privilegiato la città.

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P.P-P. 4.2 può essere visto da tre angolazioni:
  • Un individuo è immobile in un qualsiasi luogo – o non luogo – di transito.
    L’individuo indossa delle cuffiette e un soprabito di plastica sul cui retro mostra un iPod, delle istruzioni per l’uso e degli auricolari. Sono questi elementi che, incontrandosi con un passante, mettono in moto l’individuo altrimenti immobile: l’iPod è il suo motore, il suono è la sua necessità. L’ambiente esterno lo circonda ma non gli appartiene.

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  • Il passante che – lette le istruzioni per l’uso – sceglie di indossare gli auricolari, varca una soglia e apre uno spazio, permettendo il farsi di una delle azioni – o danze – possibili all’interno del soprabito di plastica.
    Dopo aver letto le istruzioni, il passante può indossare gli auricolari, selezionare un brano e azionare l’iPod. Ciò che ne risulta è una forte intimità tra chi agisce e chi segue attaccato al filo degli auricolari, unica forma di relazione tra i due: il filo porta l’ambiente sonoro creando, così, lo spazio della visione interna.
    Il passante attaccato al filo è visibile dall’esterno esattamente come e con il performer: l’azione li espone alla vista mentre il suono li nasconde in una atmosfera privata.

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  • Chi resta al di fuori vive un’altra esperienza: escluso dall’intimità di un ambiente sonoro condiviso, può scegliere solo di stare a guardare.
    L’assenza di suono crea una forte differenza di significato e di fruizione per chi resta al di fuori: ciò che può sembrare una mancanza è, in realtà, un valore aggiunto poiché modifica la percezione tra dentro e fuori.

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P.P-P. 4.2 è stato creato nel settembre 2007 per il 5° Festival Internazionale di Danza in Paesaggi Urbani – Corpi Urbani. Il progetto è stato selezionato per il Festival delle arti sceniche contemporanee TDV 2008 (Roma), per il Festival Interplay – festival internazionale di danza contemporanea 2009 (Torino), per Santarcangelo Immensa 2009 (Santarcangelo di Romagna), per il circuito Anticorpi eXpLo 2009/2010 – primo network indipendente italiano dedicato alla giovane danza d’autore ed è stato, successivamente, proposto in vari festival ed eventi artistici italiani.

 
 
PRESS:

“Sarà la performance Plastic Play-Pen 4.2 di Olivia Giovannini ad aprire, questa sera alle 20, le danze della seconda rassegna organizzata e curata dalla rete DanzaContempoLigure in collaborazione con il Teatro dell’Archivolto e sotto il patrocinio di altre “etichette” attive localmente quali Arbusti, GhettUPtv, La Claque in Agorà, TILT, ma anche il Comune di Genova e la Regione Liguria […].
Olivia riproporrà ogni sera, per tutta la durata della rassegna, una performance altamente sperimentata che fa parte del suo repertorio da ormai sette anni. Con un Ipod che diventa parte integrante del suo corpo danzante, la performer invita un membro del pubblico ad indossare le cuffie per seguirla in una danza a due. Da un punto di vista formale, Plastic Play-Pen 4.2 spezza – senza appello – le barriere della distanza non solo d’osservazione, propria della condizione quasi esistenziale del “essere pubblico”, ma anche quelle fisiche di una partecipazione che supera anima e corpo, il limite tra soggetto e oggetto, osservatore e osservato. Quella che si muove, è una figura doppia e unita, contraddizione e conferma di una dualità insita sia nel danzatore che nell’osservatore che, proprio per la sua presenza, ne definisce l’identità e la sostanza”.
Gaia Clotilde Chernetich, da Il diario critico della rassegna DANZARETEATRO si apre con Plastic Play-Pen 4.2 e l’intervista a Olivia Giovannini, in Aringa Critica – l’osservatorio critico ligustico, 8 maggio 2014
aringacritica.wordpress.com/2014/05/08/danzareteatro1
 

“P.P-P. 4.2 […] vede Olivia Giovannini in attesa, sguardo rivolto alla parete, soprabito di plastica che la avvolge. Sulla schiena, che concede al pubblico di passaggio, un I Pod con cuffiette che si collegano a lei e a chi avrà la curiosità di entrare nel suo mondo. Accanto all’I Pod le istruzioni per l’uso, semplici e concise come qualsiasi manuale di utilizzo prevede. […]La macchina donna si attiva, agendo le musiche scelte in partiture già fissate, trascinando con sé chi si è collegato al suo cordone ombelicale. Si crea uno spazio altro in cui sono solo due corpi a conoscerne i segreti dettati dalle musiche e da ciò che percorre chi ha deciso di partecipare. La performer è totalmente estranea, non concede motivo di relazione con l’altro, è oggetto agente che impercettibilmente adatta la sua partitura alle peculiarità di reazione di chi si porta dietro, […]. Il resto dei passanti si ferma a osservare, non potendo sentire la musica che è solo loro, ma continua a guardare, tentando di entrare in quel mondo, assistendo impotente. C’è chi poi tenterà di carpire quei segreti partecipando successivamente, o rimarrà superiore, e timoroso dello sguardo altrui, a osservare […]”.
Giacomo D’Alelio, da Ipotesi per il femminile. Denoma e S.A.N attraverso il ruolo dello spettatore esplorano tradizione e contemporaneo, in La differenza settimanale di cultura, Anno 1 Numero 21, 30 Maggio 2008
www.differenza.org/articolo.asp?id=255

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PERFORMANCE:

 

settembre 2007 > Festival Corpi Urbani/Urban Bodies (Galleria Wolfsoniana, Genova)
photos courtesy of Laura Milone

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maggio 2008 > Festival Teatri di Vetro (Roma)
photos courtesy of Daniela Cecchi

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settembre 2008 > Evento per libreria Books in the Casba (Genova)
photos courtesy of Laura Milone

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dicembre 2008 > Fucina Off 08, simposio sulle arti emergenti (Spoleto)
photos courtesy of Laura Milone

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maggio 2009 > Interplay09 – Festival internazionale di danza contemporanea (Torino)
photos courtesy of Laura Milone

giugno 2009 > Evento collaterale nell’ambito del progetto Gemine muse (Genova)
photos courtesy of Laura Milone

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luglio 2009 > Santarcangelo Immensa (Santarcangelo di Romagna)
photos courtesy of Laura Milone

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settembre 2009 > Festival Corpi Urbani/Urban Bodies (metropolitana di Genova)
photos courtesy of Laura Milone

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settembre 2009 > Festival Ammutinamenti 09 (Ravenna)
photos courtesy of Laura Milone

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febbraio 2010 > Teatro Kismet Opera (Bari)
photos courtesy of Laura Milone

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febbraio 2010 > Teatro TaTÀ (Taranto)
photos courtesy of Laura Milone

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luglio 2011 > Evento per Motel1989 (Banano Tsunami, Genova)
photos courtesy of Laura Milone

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novembre 2011 > Festival Attraversamenti Multipli (Roma)

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novembre 2013 > Evento per Motel1989 – Berlin Edition (Genova)

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maggio 2014 > Festival DanzaReTeatro, a cura di ReteDanzaContempoLigure (Teatro dell’Archivolto, Genova)
photos courtesy of Sara Spallarossa
www.saraspallarossa.it

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photos courtesy of Marco Pezzati
www.marcopezzati.it

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photos courtesy of Ilaria Caprifoglio

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photos courtesy of Martina Serra

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photos courtesy of Donato Aquaro, Luigi Fogliati, Francesco Mancini

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settembre 2014 > Superelevata foot[prints] (Genova)
photos courtesy of Donato Aquaro, Fabrizio Sanepa

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dicembre 2015 > Evento per Marmeria Studio (Genova)
photos courtesy of Roberto Casarini

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novembre 2019 > Evento per Game Happens (Genova)
photos courtesy of Giulia Ferrando
www.giuliaferrando.it